Il veliero Furio Camillo ex Brenno: storie di Molfetta

 

Il veliero Furio Camillo ex Brenno: storie di Molfetta

 

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Molfetta, 13/05/2025


Il bacino acqueo del porto di Molfetta nell’Ottocento ospitò numerosi velieri di diverse “specie”.

Continuiamo a condividere le preziose ed esclusive ricerche, realizzate dal nostro amico Cav. Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, che affinchè non si perda la memoria, attraverso il sito web "www.ilovemolfetta”, gestito dall'Associazione Oll Muvi, diamo modo di leggere a tutti Voi il suo pregevole lavoro.

La flotta molfettese, composta da navi a vela costruite sia sul nostro scalo e sia da cantieri navali italiani o esteri, raggiunse il numero di 154 unità che, giusto il Regio Decreto 9 novembre 1872, n. 1080 (Denominazione ufficiale dei tipi delle navi della marina mercantile), pubblicato nella «G.U. del Regno d’Italia» 19 novembre 1872, n. 320, possono essere così catalogate: un brigantino a palo (a tre alberi, di 221 tonnellate), 7 brigantino goletta, 5 brigantino, 3 brick-schooner, 4 goletta, 102 pielago, 30 trabaccolo e 2 tartane.

I velieri dell’Ottocento, già registrati ed enumerati ordinatamente, fanno parte di una mia ricerca già conclusa. Viceversa, i velieri del Novecento, cioè quelli che includono navi a vela in legno costruite tra la fine dell’Ottocento e il secondo decennio del Novecento e navi a vela riclassificate con la dicitura “velieri a motore ausiliario” (riconoscibili dall’abbreviazione Vm. nei Libro Registro dell’ente di classificazione navale italiana R.I.NA.), fanno parte di un’altra mia ricerca in corso d’opera.

Riguardo i velieri a m.a., poi indicati con la dicitura “motovelieri”, devo dire che mi piacerebbe esporre quanto raccolto sulla modernizzazione della nostra marineria, ma non essendo questo l’oggetto dell’articolo ora mi limiterò a riferire che la motorizzazione della flotta molfettese avvenne in due fasi: la prima (1920-25) vide l’installazione di “motori ausiliari” su velieri già in esercizio; la seconda (dal 1926) comportò la realizzazione di imbarcazioni che, ospitando il motore in un apposito spazio (locale motore o locale apparato motore) risultarono più rispondenti sia per le navi a vela addette al commercio che a quelle autorizzate alla “pesca industriale”.

Sintetizzando ulteriormente, piace evidenziare che quest’anno raggiungiamo il centenario della modernizzazione della marineria molfettese e che la stessa fu attuata grazie a due fattori: 1°) la capacità imprenditoriale degli “armatori” molfettesi che capirono subito le potenzialità derivanti dall’uso del motore; 2°) la capacità lavorativa dei numerosi costruttori (carpentieri, maestri d’ascia e calafati) molfettesi. Quest’ultimi, invero, con la loro abilità costruttiva, frutto di esperienze secolari, tramandate di padre in figlio, accettarono la sfida tecnologica e assecondarono le diverse richieste rivenienti dal mondo armatoriale.

Chiusa questa parentesi andiamo allo scritto che segue e che pone la sua attenzione su un veliero, il Furio Camillo ex Brenno, il cui nome è ben noto ai cultori degli argomenti marinari. Preciso, come sempre, che qui riporterò anche fatti nuovi o poco noti.

Il brigantino goletta (scooner), di 135 tonnellate, fu costruito nel 1856 a Senigallia (città sino al 1860 dello Stato Pontificio) dal costruttore di legni marittimi Mariano Farina che gli impostò il nome di Brenno. Il veliero fu realizzato grazie ad un premio di 300 scudi ricevuto dal Pontefice Pio IX. Infatti, grazie alle cronache dell’epoca, sappiamo che l’anno seguente (1857), alle sei di sera del giorno 28 maggio, Papa Pio IX, che si trovava in visita a Senigallia, salì a bordo del veliero, si sedette a poppa su un seggio apparecchiato per l’occasione ed ebbe un colloquio con il costruttore.

Nel decennio successivo il veliero eseguiva viaggi tra i porti di Ancona, Segna (odierna Senj, in Croazia), Senigallia, Marsiglia e Trieste. Nel 1873 il brigantino era registrato al numero d’ordine 520 dell’elenco del naviglio a vela della marina mercantile italiana. Proprietario era il capitano marittimo Carlo Zampettini. Nel 1881 il veliero, di 122 tonnellate di registro, era iscritto sotto il numero 15 del Compartimento marittimo di Ancona.


Due anni dopo (1883), acquistato da molfettesi, il Brenno, era iscritto sotto il numero 999 del registro matricola dei velieri (o bastimenti a vela) del Compartimento marittimo di Bari.

Il 26 aprile 1887 i commercianti Bartolomeo de Gioia e Luigi Silvestri cedettero per il prezzo di 3.600 lire al signor Giovanbattista Poli fu Michele due quinti di due distinti velieri e più precisamente un quinto del brigantino goletta «Federico» e un quinto del brigantino goletta «Brenno». Quest’ultimo, della capacità effettiva di 122,05 tonnellate, munito di atto di nazionalità spedito da Roma n. 11131 in data 23 settembre 1885 e iscritto alla matricola numero 999 del Compartimento marittimo di Bari. Al comando del veliero c’era il Capitano Lapenna. Il successivo 7 novembre 1887 Corrado Binetti fu Sergio, comproprietario degli altri due venditori (de Gioia e Silvestri) cedette al medesimo Giovanbattista Poli un altro quinto dei due velieri (Federico e Brenno), per il prezzo di 3.400 lire.

Il 29 agosto 1888 Giambattista Poli vendette al costruttore navale Nicola Mezzina (figlio di Mauro Mezzina) carati sette e un quinto di carato di questo stesso veliero già ribattezzato Furio Camillo.

Il Libro Registro 1890 certificava alcuni dati: Tonnellaggio 122,65. Capitano Domenico Azzarita. Armatore Giovanni Battista Poli. Lunghezza m. 25,36. Larghezza m. 6,85. Puntale m. 3,35.

Nel 1896 il veliero era censito dal Veritas Austro-Ungarico che lo identificava con i seguenti dati: Specie Brigantino-Goletta. Nome del bastimento Furio Camillo ex Brenno. Capitano Domenico Azzarita. Pescaggio piedi 10 (metri 3,16). Armatore Mauro e Nicola Mezzina. In realtà, in quello stesso anno (1896), comproprietari dell’intero veliero erano Mauro Mezzina (titolare di carati 16 e quattro quinti di carato) e gli eredi del defunto suo figlio Nicola Mezzina (n. 13 aprile 1866 - m. 9 ottobre 1892) coincidenti con Chiara Turtur di Francesco vedova di detto Nicola e i suoi figli minori Mauro, Francesco, Felice e Giovanna (proprietari di carati 7 e un quinto di carato).

Il 15 agosto 1897, il costruttore navale Mauro Mezzina (n. 1° dicembre 1838 - m. 6 luglio 1902) comprò da sua nuora Chiara Turtur i suoi carati 7 e un quinto di carato del “Furio Camillo”. Nel 1901 il veliero fu sottoposto a lavori di ricostruzione. L’anno successivo morì il proprietario Mauro Mezzina.

Il 31 agosto 1907, proveniente dalla matricola di Bari, il veliero fu iscritto sotto il numero 25 del registro matricola dei velieri del Circondario marittimo di Molfetta. All’iscrizione nell’Ufficio di Molfetta le quote di proprietà erano così ripartite: Dorotea Silvestri fu Michele (12 carati), Domenico Turtur di Francesco (6 carati) e Matteo Allegretta fu Cosmo (6 carati). Riguardo le quote di proprietà è doveroso precisare che: 1°) il passato 6 giugno 1907, per atto di notar Giovanni Saverio Specchia, Matteo Allegretta aveva ritirato 1.300 lire dal signor Carlo Ignazio Spadavecchia fu Michele, industriante domiciliato a Molfetta, soldi derivanti dalla vendita dei suoi sei carati; 2°) il Lloyd’s Register 1912-13 annota Capitano Donato Sasso. Armatore Domenico Turtur, fratello di Chiara Turtur vedova di Nicola Mezzina.

Nel triennio 1911-13 armatori del veliero erano i signori Carlo Spadavecchia (1911-12) e Domenico Turtur (1912-13). Nel 1912, censito dal Veritas Austro-Ungarico, comandato da Pasquale Andriani, proprietario era Domenico Turtur.

Il 31 dicembre 1914, per atto di Nicolò de Sario, furono versati i soldi derivanti dalla vendita del bastimento fatta (per il prezzo di 1.200 lire) a favore del maestro d’ascia Ignazio Tattoli fu Marino (n. 24 giugno 1848 - m. 15 aprile 1932). Il 28 aprile 1915 il brigantino goletta transitò al numero 4 del Registro dei Galleggianti del Circondario marittimo di Molfetta.

Il primo volume del Registro matricola del Circondario marittimo di Molfetta annota che il “Furio Camillo” affondò negli anni ’60 nel porto di Molfetta all’ormeggio vicino ai cantieri Tattoli. In realtà, la nota riguarda l’omonimo brigantino goletta «Furio Camillo ex Tourbaville», costruito nel 1921 dal Cantiere Navale dell’Ovest di Saint Malò (Francia) e iscritto sotto il numero 930 del Registro matricola dei velieri del Circondario marittimo di Molfetta.

Le ultime registrazioni del “Furio Camillo ex Brenno” si rilevano nel 1914 e nel 1916. Il Libro Registro 1916, forse a causa di un refuso tipografico, annota il brigantino goletta con il nome Fuzio Camillo. Il Lloyd’s Register di Londra proseguì a iscrivere il nostro veliero sino al 1919.

Seppur le vicende finali di questo veliero non sono documentate è naturale affermare che, dopo oltre sessanta anni di onorato servizio, lo stesso fu sottoposto a demolizione.

A chiusura faccio notare che il medesimo veliero ha ricevuto i nomi di due personaggi storici contrapposti tra loro. Brenno è il nome del condottiero gallo che nel 390 a.C. mise a sacco la città di Roma e che in tale occasione pronunciò la famosa frase “Vae victis!” (Guai ai vinti). Furio Camillo (446 a.C. circa - 365 a.C.) è il generale romano che affrontando e sconfiggendo l’esercito di Brenno pronunciò la frase “Non auro, sed ferro, recuperanda est patria” (Non con l'oro si riscatta la patria, ma con il ferro).

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