La marineria di Molfetta dal 1081

 

La marineria di Molfetta dal 1081

 

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Molfetta, 03/06/2025


I legami tra il mare ed i molfettesi risalgono al maggio 1081; in quel tempo la nostra Città dette (inteso come “armò”) una barca completa di tutto a Roberto il Guiscardo per la sua spedizione contro Alessio I Comneno, imperatore d’Oriente. Nel 1136, le navi delle città di Molfetta, Trani e Bari, conquistate da Lotario II di Supplimburgo, re di Germania, sconfissero la flotta di Ruggero II re di Sicilia ed aiutarono l’imperatore ad occupare anche la città di Monopoli.

Numerose sono le email che riceviamo, all'indirizzo elettronico info@ilovemolfetta.it, i complimenti al nostro amico Corrado Pisani, un grande appassionato della storia molfettese, noi dell'Associazione Oll Muvi, noti con il brand "I Love Molfetta", attraverso il nostro sito web ilovemolfetta.it, ospitiamo e condividiamo con piacere il prezioso lavoro, le ricerche storiche di Corrado Pisani, affinchè non si perda la memoria. A tutti Voi buona lettura.

Nel 1148 Malfetaborg fu la prima città a stipulare un accordo commerciale con la città di Ragusa (Dubrovnik), rinnovato poi nel maggio 1208. Dopo il Congresso di Lione (1245), ristabiliti i rapporti tra la Repubblica di Venezia e Federico II, le attività marittime nel basso Adriatico ripresero con intensità. In questa ripresa si inserì anche la nostra città.

In questo periodo le imbarcazioni che approdavano a Molfetta, oltre alla cala di san Giacomo, utilizzavano anche alcuni arenili come quello situato in locum dictum sanctus Cosmas. Questo sorgitore naturale era situato vicino alla vecchia strada (consolare) che da Molfetta portava a Bisceglie, nella zona compresa tra San Giacomo e la località (fontane), retrostante il Santuario della Madonna dei Martiri. Questo è il “locum” dove nel 1269 il mercante molfettese Guglielmo de Simone farà sbarcare 3.000 doghe trasportate da una nave di Ragusa (Dubrovnik) presa a nolo nel porto di Durazzo. Alla stipula del nolo, pattuito in due once d’oro ogni mille doghe, il carico di legname si trovava in flumine Debali (Devoll ovvero Dievali, a nord di Valona, Albania) ad locum Carabostasium (Karavastasë a poca distanza da Divjakë).

Testimonianze che attestano l’attività commerciale e armatoriale di molfettesi si susseguono con una certa regolarità nel corso del tempo che, in questa sede, si ritiene superfluo seguire. Tuttavia, è utile evidenziare che la marineria mercantile molfettese raggiunse l’epoca d’oro della sua attività marittima, che va grossomodo dalla metà del XVIII secolo alla metà del XX secolo (quando la propulsione meccanica soppiantò definitivamente la navigazione a vela), attraverso tre distinti momenti di crescita.

Il primo momento di crescita dell’attività armatoriale molfettese corrisponde alla prima metà del Settecento. Il secondo momento di grande ascesa si lega all’epoca murattiana, cui seguì il periodo di re Ferdinando di Borbone e quello della costruzione del porto. Il terzo evento che determinò l’ulteriore sviluppo della nostra marineria fu l’ampliamento del porto e la promulgazione di leggi italiane che regolamentarono prima il settore mercantile e poi quello della pesca.

La marineria velica molfettese dell’Ottocento è stato già argomento di un precedente articolo. Ora proseguiamo il discorso analizzando il periodo successivo. La prima metà del XX secolo vide la marineria molfettese ancora lanciarsi nell’acquisto di velieri da commercio. I nostri armatori volsero i loro interessi verso tre specie (o tipi) di velieri, ognuna caratterizzata da proprie caratteristiche costruttive e nautiche. L’esistenza “armatoriale” molfettese si deve grazie alla conservazione dei documenti di quell’epoca raccolti e conservati prima nell’archivio della Capitaneria di porto di Molfetta ed oggi nell’Archivio di Stato di Bari.

Brevemente ricordiamo alcune tappe delle vicende di questo “corpo”. Per Regio Decreto 20 luglio 1865, numero 2438 (pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” 24 agosto 1865, N° 211), con la fusione di due organi (il Corpo di Stato Maggiore dei Porti e dei Consoli dei Marina) fu istituito il Corpo delle capitanerie di Porto. Inizialmente, il personale dell’Ufficio del Circondario marittimo di Molfetta si compose di un “Ufficiale di Porto” (di Prima, Seconda o Terza Classe) e di un impiegato chiamato “Applicato di Porto” che era il grado iniziale di carriera. Proprio di quest’ultimi abbiamo raccolto un elenco dei loro nomi. Nel 1864 “Applicato di porto di 2a classe” era il signor Giuseppe Calcagni residente in Palermo. Nel 1865, in qualità di “scritturale” tale Giuseppe Lo Curzio; dal 1° agosto 1878 il signor Giovanni Lagomaggiore; dal 6 dicembre 1883 (e sino al 1885) l’applicato Giovanni Battista Pasca; dal 1896, indicato come “Amanuense”, il signor Pietro Carli; nel 1897 Nicola Zavagli; nel 1898 Ugo Damerini; dal 1899 al 1901 Emanuele Foresi; nel 1902 Melchiorre Cheynet; dal 1903 al 1905 l’applicato Ubaldo Diciotti; nel 1907 Aquilino Montagnaro; nel 1908 Nicola Fiorentini; dal 1909 Roberto Flamini (che dal 1912, in qualità di Ufficiale di porto di 3a classe, fu Comandante del porto) e nel 1915 il “Commesso di 3a classe” Carlo Sepe. Dopo la Grande Guerra, per Regio Decreto 10 settembre 1923, numero 2068 (pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” 19 ottobre 1923, N° 246) il corpo delle Capitanerie di porto venne incluso nei corpi militari della Regia Marina.

Ricollegandoci a quanto detto in apertura, possiamo affermare senza dubbio alcuno che la possibilità di analizzare e raccogliere notizie afferenti il settore marittimo si deve al meticoloso e puntuale adempimento delle proprie attribuzioni svolto dal personale degli uffici di porto. Infatti, l’analisi effettuata, che riguarda un arco temporale che va dal 1907 (inizio della tenuta delle matricole delle navi e della gente di mare) al 1940, è stata permessa grazie ai registri della matricola dei bastimenti a vela dell’allora Circondario marittimo di Molfetta. Infatti, la tenuta delle matricole dei bastimenti a vela e a vapore era una delle attribuzioni dei capi di compartimento stabilito dal comma 14, Art. 9 del Regolamento per l’esecuzione del T.U. del codice per la marina mercantile approvato con R.D. 20 novembre 1879, n. 5166, pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” del 10 dicembre 1879, N° 288, ed entrato in vigore dal 1° gennaio 1880. Questi registri, aggiornati sino al 1991, documentano che i bastimenti “da traffico” iscritti in Molfetta raggiunse il numero di novantasei unità, incluso otto velieri già noti dal passato Ottocento.

Utilizzando la denominazione stabilita dall’Art. 259 del citato Regolamento del 1879, possiamo affermare che degli 88 bastimenti a vela iscritti 5 erano armati a nave goletta, 25 a goletta, 2 a brigantino, 20 a brigantino goletta e 36 a trabaccolo.
Riferendosi al porto e anno di costruzione dei velieri abbiamo rilevato che 19 furono realizzati nella città di Chioggia, 16 in Torre del Greco, 6 in Lussinpiccolo, 4 in Molfetta, 3 in Castellamare di Stabia, 3 in Pesaro, 3 in Rimini, 3 in Rovigno, 2 in Oneglia (Imperia), 2 in Salerno, 2 in Senigallia, 2 in Sestri Ponente. I rimanenti furono costruiti tra Alassio (Savona), Ancona, Andora (Savona), Cherso (Croazia), Chiavari (Genova), Gravosa (quartiere di Dubrovnik), Leidendorf (Olanda), Livorno, Milna (Croazia), Patrasso (Grecia), Piano di Sorrento, Pirano (Pola, Slovenia), Procida, St. Malò (Francia), Trani, Trieste, Varazze (Savona), Venezia, Viareggio (Lucca) e Vietri sul mare (Salerno). La stazza lorda degli ottantotto bastimenti era così ripartita: cinquantatrè da 30 a 100 tonnellate (incluso); ventuno da 100 a 150 tonnellate; cinque da 150 a 200 tonnellate; sei da 200 a 250 tonnellate e tre da 257,68 a 398,50 tonnellate.



Le note qui riportate sono propedeutiche a poter raccontare prossimamente le vicende di alcuni grossi bastimenti molfettesi e dei loro proprietari (compreso il loro successo economico e sociale).

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