Cormio, famiglia di valenti calafati. Ricerca di Corrado Pisani

 

Cormio, famiglia di valenti calafati. Ricerca di Corrado Pisani

 

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Molfetta, 01/08/2025


Il 1° agosto ricorre il 73.mo anniversario della morte dell’illustre xilologo molfettese Raffaele Cormio. Per commemorarne il ricordo ho pensato di riportare una piccola genealogia che dà corpo a quanto scritto sulla vita del nostro concittadino che nel 1934 realizzò a Milano la prima “siloteca”.

Condividiamo una preziosa ed esclusiva ricerca, realizzate dal nostro amico Cav. Corrado Pisani, un grande appassionato di storie molfettesi, affinchè non si perda la memoria, attraverso il sito web "www.ilovemolfetta”, gestito dall'Associazione Oll Muvi, tutti Voi potete leggere il suo pregevole lavoro.

L’estrema sensibilità e il profondo credo che mosse la vita di quest’uomo traspare nel testo de “La preghiera dell’albero all’uomo” (apparsa nel dicembre 1938, alle pagg. 141-143 del mensile «Rivista di fisica, matematica e scienze naturali»).

La famiglia Cormio, congiuntamente a quelle degli Uva, Poli, de Candia, Pansini, Ciocia, Mezzina, Piscitelli, Tattoli, Raguseo, Salvemini, Ragno (e altre che non sto ad elencare per brevità di spazio), è stata una di quelle che hanno dato lustro alla nostra Città e reso fiorente la locale attività cantieristica navale.

È importante riferire che nell’arco temporale che va dall’anno 1632 (anno in cui negli atti notarili molfettesi compare il primo atto di costruzione navale) sino al 2018 nella nostra Città sono state realizzate “ufficialmente” ben 1460 imbarcazioni (superiori alle 10 tonnellate). Va da sè che questa realtà chiarisce quanto l’attività artigianale svolta dai “maestri calafati” (in questo caso della famiglia Cormio) permeò fortemente la giovinezza del nostro Raffaele Cormio, tanto da influenzarne le successive scelte di vita.

Le prime notizie sulla famiglia Cormio si ritrovano a metà del XVII secolo. Il 31 luglio 1650, per capitoli matrimoniali rogati in Molfetta da notar Giovanni Andrea de Bocassino il precedente 3 luglio 1650, Tommaso de Core Mio (Cormio) di Bari si sposò con Ottavia de Putignano. Deceduta la prima moglie, nel gennaio del 1664, lo stesso Tommaso Cormio si risposò con Angelella Camporeale.

Un secolo dopo, per capitoli matrimoniali rogati il 12 gennaio 1744 da notar Giuseppe Massari, un suo discendente, tale Nicola Cormio si unì in matrimonio con Caterina de Pinto. Agli inizi del 1752 il loro nucleo familiare era composto dal medesimo Nicola (di anni 30), da sua moglie Caterina de Pinto (di anni 27) e da quattro figli maschi chiamati Giuseppe (di 7 anni), Matteo (di 5 anni), Ignazio (di 2 anni) e Vincenzo (di 1 anno). Qualche anno più tardi (intorno al 1756) nacque un altro maschio al quale fu imposto il nome di Raffaele. Per testamento 16 luglio 1785 Nicola Cormio dispose eredi i suoi due maschi Raffaele ed Ignazio, nati dall’unione con Caterina de Pinto.

Dei loro figli brevemente diremo quanto segue.
Raffaele Cormio (n. 1756 ca. - m. 25 aprile 1798). Il 22 febbraio 1773 si sposò con Serafina Maria Uva, figlia del maestro d’ascia Mauro Donato Uva e Francesca della Candida di Ruvo.
Matteo Cormio (n. 1746 ca. - m. 11 febbraio 1822), “barcaro seu calefato”. Il 9 marzo 1767 Nicola Cormio diede in affittò a mastro Vitangelo Poli i servizi di suo figlio Matteo nell’arte di calafato. Con questo contratto di apprendistato Matteo iniziò la sua attività lavorativa che risulta documentata sino all’anno 1788. Nel 1778 Matteo Cormio e Pantaleo Uva lavoravano insieme a mastro Mauro Donato Uva. Nel 1779 mastro Matteo Cormio esercitava in proprio la sua attività nel “largo della Porticella”. L'8 febbraio 1773, per capitoli matrimoniali rogati il giorno prima (7 febbraio), Matteo Cormio sposò Francesca Uva, figlia del maestro calafato Mauro Donato e Francesca della Candida di Ruvo. Dal matrimonio tra Matteo Cormio e Francesca Uva nacquero quattro maschi chiamati Mauro Donato, Nicola, Francesco e Raffaele.

1)Mauro Donato (Molfetta, n. 1775 ca. - Brindisi, m. 1° febbraio 1829), calafato. Per capitoli matrimoniali rogati da notar Francesco de Pinto il 26 settembre 1802 Mauro Donato si unì in matrimonio con Maria Domenica Spagnoletta di Giovanni Angelo.
2)Nicola (n. 1778/81 - m. 21 ottobre 1832), calafato. Nel 1788 divenne allievo calafato del maestro d’ascia Pietro de Candia. Per capitoli matrimoniali in data 19 marzo 1798 Nicola Cormio sposò Elisabetta Sciancalepore di Vincenzo. Nel 1799, insieme al calafato Scipione Damiani, si trovava in Barletta per motivi di lavoro. Arrestato dai Francesi (e contrariamente a quanto scritto dal Pomodoro che lo descrive morto mediante fucilazione), riuscì a salvarsi e rientrare a Molfetta. Infatti, nel periodo 1804-15 sua moglie diede alla luce sei figli, tra i quali il calafato Vincenzo (n. 30 luglio 1815 - m. 12 luglio 1848).
3)Francesco (n. 1787 ca. - m. 26 luglio 1842), calafato. Sposò Teresa Abbattista che gli diede il maccaronaro Matteo (n. 16 febbraio 1810 - m. 11 ottobre 1874).
4)Raffaele (n. 1774 ca. - m. 5 novembre 1850), calafato. Per capitoli matrimoniali rogati il 4 novembre 1802 da notar Paolo Rotondo, Raffaele Cormio si sposò con Giovanna Corlè fu Angelo (m. 1° settembre 1839). Dal matrimonio tra Raffaele e Giovanna Corleo risultano essere nati sei figli (quattro maschi e due femmine). Qui scriveremo solo su due di loro (Angelo e Matteo):

- Angelo (n. 28 febbraio 1813 - m. 2 dicembre 1838), calafato. Il 16 settembre 1838 Angelo Cormio si sposò con Vincenza de Palma, figlia del contadino Gaspare e della fu Domenica Lionetti.

- Matteo (n. 1808 ca. - m. 6 agosto 1891), “costruttore calafato”. Il 26 aprile 1829 Matteo Cormio, per capitoli matrimoniali rogati il 23 aprile, si sposò con Nunziata Mangiarano, figlia del tintore Vitantonio Mangiarano di Fasano e Antonia Cofani. Il maestro calafato Matteo Cormio durante la sua attività lavorativa (1850-72) costruì (ufficialmente) le seguenti unità: due paranzelli (1850-51); un bastimento «Archimede» (1865-66) di 90 tonnellate; il pielago chiamato «Il Corradino» o «Corradino» (1866-67) di 57,20 tonnellate. Nel 1886 il veliero era classificato “Lougre” che è la stessa dizione con la quale è riportato nel testo «Vele italiane del XIX secolo» di Carlo de Negri (U. Mursia editore, Milano, 1974, p. 114). Il 31 agosto 1907 il “Corradino” venne iscritto al numero 7 del Registro matricola dei velieri del Circondario marittimo di Molfetta. Il 24 luglio 1912 fu venduto a Spalato ed il successivo 30 agosto 1912 cancellato dalle matricole di Molfetta; un pielago (1869) e un paranzello (1872).

Dal matrimonio tra Matteo Cormio e Nunziata Mangiarano nacquero ben quattordici figli ma solo cinque giunsero in età adulta. Di questi citiamo Raffaele, Luigi e Vitantonio (o Vito Antonio).
Raffaele Cormio (n. 4 settembre 1830 - m. post 1914), figlio di Matteo e Nunziata Mangiarano, il giorno 11 giugno 1854, per capitoli matrimoniali rogati in pari data da notar Giuseppe Gioja, si sposò con Isabella Petruzzella, figlia del contadino Corrado e di Francesca Grillo. Nel periodo 1862-88, Raffaele Cormio costruì le seguenti imbarcazioni a vela: pielago «Manna di S. Nicola» (1862), di tonnellate 51; bastimento «Archimede» (1865-66); paranzello «Pasqualino» (1868); paranzello «Venere» (1869); paranzello «Cerere» (1869); paranzello da pesca «Vito» (1869); paranzello da pesca «Raffaele» (1869); bilancella «Vecchio San Vincenzo» (1873); paranzello «Matteo Cormio» (1875); bilancella da pesca «Corradino» (1877); bilancella «Venezia» (1888).

Luigi Cormio (n. 11 giugno 1846 - m. ante 1922), figlio di Matteo e Nunziata Mangiarano, fu calafato e carpentiere (1909), poi maestro d’ascia autorizzato iscritto al n. 74 del registro di Seconda Categoria della gente di mare, indi nel 1916 perito costruttore navale. Il 2 settembre 1875, per capitoli matrimoniali in pari data, il calafato Luigi Cormio si sposò con la cucitrice Giovanna Sgherza (di anni 21), figlia di Felice e di Maddalena Squeo. Nel periodo 1886-1911, nel cantiere di sua proprietà situato sulla spiaggia “Via Crucis”, Luigi Cormio costruì cinquantasei imbarcazioni (55 bilancelle e 1 trabaccolo).

Il matrimonio tra Luigi Cormio e Giovanna Sgherza vide la nascita di dieci figli. Di essi, tre esercitarono l’attività di calafati ossia:
1. Matteo (n. 4 giugno 1876 - m. post 1917). Il 25 ottobre 1902 si sposò con Maddalena Laghezza di Biagio. Nel 1921 Matteo era armatore del piroscafo «Mariannina», iscritto al n° 5 del Registro matricola dei piroscafi di Molfetta. Risulta aver costruito la bilancella «Molfetta» (1899).
2. Felice (n. 23 maggio 1878 - m. 13 aprile 1955). Il 13 aprile 1905 si sposò con Anna Maria de Felice. Nel 1921 era proprietario del trabaccolo «Silverio ex Fiore di Maria» di 47 tonnellate di stazza lorda. Nel decennio 1914-24 Felice costruì trentanove imbarcazioni (ripartite in 22 bilancelle, 16 tartane e 1 piropeschereccio).
3. Antonio (n. 30 gennaio 1885 - m. 28 giugno 1922). Il 1° ottobre 1911 si sposò con Dorotea Allegretta. Le imbarcazioni costruite nel triennio 1912-14 da Antonio furono undici (9 bilancelle, 1 tartana e 1 trabaccolo). Il nome di Antonio Cormio “operaio calafato” risulta inserito nell’elenco delle persone del Corpo Reali Equipaggi cui fu conferita la “medaglia di bronzo” per l’opera da essi data in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908.

Vitantonio (o Vito Antonio) Cormio (n. 21 aprile 1845 - m. 17 novembre 1883), figlio di Matteo e Nunziata Mangiarano, il 16 maggio 1867 si sposò con Maria Irene Salvemini, figlia del marinaro Stefano e di Anna Maria Calò. Unica imbarcazione realizzata fu la bilancella «Maria Cesarea» (1878). Il matrimonio tra Vitantonio e Maria Irene vide venire al mondo otto figli (cinque femmine e tre maschi). Di questi ricordiamo l’ultimo nato, l’illustre Raffaele Cormio (Molfetta, n. 8 febbraio 1883 - Varese, m. 1° agosto 1952). L’atto di nascita annota che il 2 giugno 1908, in Domdossola, Raffaele Cormio si sposò con Giovanna Massobrio che gli diede due figli Vito Antonio (1910-1990) e Luigi (1911-1981).

In chiusura desidero ricordare che, nel medesimo anno della nascita di Raffaele Cormio, la famiglia venne colpita da due eventi luttuosi: il 4 marzo 1883 morì la piccola Antonia (di 2 anni e 3 mesi); il 5 ottobre 1883 Vitantonio Cormio dettò le sue ultime volontà e nominò eredi universali i suoi sette figli.

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